Dentro e fuori casa: gli italiani non rinunciano alla convivialità, ma con giudizio. Saremo più attenti ai prezzi quando facciamo la spesa ma più disposti a spendere quando usciremo.
È un’emergenza Covid a due facce quella che sta vivendo il settore agroalimentare. Da un lato il consumo domestico, dapprima sospinto dall’effetto scorta e poi assestato su un new normal che favorisce alcune merceologie piuttosto che altre. Dall’altro il fuoricasa, colpito in maniera rilevante da un lungo blocco praticamente totale.
Più prodighi al ristorante che al supermercato
Secondo un sondaggio condotto da Nomisma, subito dopo il prevedibile desiderio di riabbracciare i propri cari (49% degli intervistati), in testa alla lista delle cose da fare subito dopo il termine del lockdown per il 43% degli italiani c’è una cena fuori, e un viaggio per un italiano su tre. Non sarà però né semplice né scontato, come testimonia un’altra indagine condotta stavolta da TradeLab. L’82% degli intervistati dichiara che tornerà a frequentare bar, ristoranti e locali solo quando si sentirà in totale sicurezza. In particolare, il 72% percepisce tra i luoghi meno sicuri i bar, probabilmente per la promiscuità nell’utilizzo dell’area del bancone e l’affollamento in alcune occasioni di consumo, come colazione e aperitivo. Le richieste che i consumatori fanno ai gestori sono principalmente di evitare gli affollamenti (75%), garantire la sanificazione (59%) e rispettare le norme (53%). Le occasioni di consumo che gli italiani hanno più voglia di tornare a fare sono bere un caffè o cappuccio al bar (25%), mangiare una pizza (24%) e fare un aperitivo con gli amici (15%).
Una caratteristica che accomuna casa e fuoricasa è il ritorno a una dimensione più intima e famigliare dei consumi. Sempre secondo TradeLab, anche fuori di casa il 58% vuole limitare le occasioni di consumo agli amici più stretti, il 48% ai famigliari e il 30% al partner. Solo il 3% sente il desiderio di conoscere persone nuove. Il 45% intende recarsi solo in locali gestiti da persone di cui si fida, meglio se per conoscenza personale, e il 25% in locali che frequentava già, perché “non è il momento di provare cose nuove”. Una differenza si segnala invece nel modo di guardare alle preoccupazioni economiche. Mentre l’Osservatorio Havas segnala che il 64% dei consumatori sarà molto attento ai costi nella spesa al super, per TradeLab solo il 30% pensa di limitare le spese fuori casa mentre il 40%, anche se preoccupato, afferma che continuerà a consumare fuori casa perché è uno dei piaceri della vita.
Consumi online sulla porta di casa
Un altro fattore comune a entrambi gli ambiti sarà un maggiore ricorso alla tecnologia. In Italia c’è voluta l’emergenza per vedere infine quel boom dell’e-commerce anche agroalimentare che si aspettava da tempo. E nel fuoricasa crescono ad esempio le reti di ristoratori che vanno online, in collaborazione con le food tech company, in alcuni casi facendo nascere nuove insegne dedicate, soprattutto nel monoprodotto: molto gettonato il poké, ma vanno molto anche wok, etnico e l’immancabile pizza. Continuando a offrire una qualità ristorante, la gestione tramite centrale consente di ridurre i costi anche del 30%. Nelle aspettative, il sistema dovrebbe funzionare perché, oltre all’ottimo rapporto qualità/prezzo e all’esperienza, la centralizzazione offre maggiori garanzie sotto il profilo igienico-sanitario: i kit possono infatti arrivare a casa con una vera e propria certificazione Covid-safe.
L’home delivery continuerà a essere un driver di sviluppo fondamentale per la ristorazione, affiancando sempre più l’attività all’interno dei locali. Questo renderà il mercato ancora più competitivo: per differenziarsi, sarà necessario da parte dei ristoratori arricchire il delivery con aspetti esperienziali unici, soprattutto per i top di gamma. Tipologia di offerta, servizio pre e post vendita, packaging, modalità di pagamento rappresentano un segno di continuità, un’attenzione al dettaglio che “coccola” il cliente al tavolo di casa, che lo fa sentire come se fosse al ristorante. Una cura che si riflette anche sulle modalità di consumo del cliente, ad esempio con una mise en place più sofisticata in un modalità di consumo che sfumano sempre più le differenze fra casa e fuoricasa.