L’agroalimentare ha mostrato una crescita moderata anche durante la pandemia e dopo l’emergenza l’incremento tornerà a essere rilevante grazie a tendenze di consumo quali l’healthy e il premium.
Avanti con cautela, ma con buone prospettive future. Potrebbe essere questa l’istantanea del mercato Food & Beverage attuale. Un’analisi di Research & Markets stima che Il mercato Food & Beverage globale sia aumentato da 5.943,8 miliardi di dollari 2019 a 6.111,1 miliardi nel 2020, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 2,9%. Una crescita inferiore alle previsioni pre-Covid, ma comunque interessante, e che prelude a una ripresa con un CAGR pari al 7% dal 2021 per raggiungere 7.527,5 miliardi di dollari in valore nel 2023.
La crescita sarà trainata principalmente da diversi trend. Analizzando i dati di acquisto sui propri canali, Alibaba prevede che cresceranno innanzitutto gli alimenti di origine vegetale, in particolare i sostituti della carne grazie alla loro sempre maggiore qualità. Nella stessa linea naturale e salutista, dovrebbe crescere anche il consumo di prodotti freschi e surgelati, in particolare le verdure che nel 2020 sono aumentate di uno spettacolare +33% secondo IRI. Ma non sarà l’unica linea di crescita. È in aumento anche la tendenza alla “premiumizzazione”, cioè la disponibilità del consumatore a pagare di più per prodotti percepiti come esclusivi. Un trend che interessa soprattutto i Millennial e la Gen Z, in particolare prodotti – identificati da una ricerca di FONA International – come cioccolato (+76%), bakery (+28), carni e pesce confezionati (+200%) e bevande calde (+16%). Bene anche spezie e condimenti e prodotti sostenibili.
Anche Food Dive sottolinea il trend dei prodotti salutistici con un focus particolare su cibi funzionali che aiutano il sistema immunitario, come conseguenza dei timori innescati dalla pandemia. Negli Stati Uniti, ad esempio, il 77% dei consumatori dichiara di voler fare di più per mantenersi in salute. Sempre negli USA, il 18% ha provato per la prima volta i sostituti vegetali durante la pandemia e il 92% di chi lo ha fatto intende continuare ad acquistarli.