TuttoFood, occhi puntati sul settore agroalimentare

Fiera Milano, Rho
08-11.05.2023

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TuttoFood, occhi puntati sul settore agroalimentare

Si è conclusa TUTTOFOOD, la fiera b2b dedicata all’intero sistema agro-alimentare: partita alla Fiera di Milano il 22 ottobre, in contemporanea a HostMilano e MeatTech, ha chiuso la sua ottava edizione. Nata nel 2007, sin dal suo lancio si è imposta a livello internazionale al punto che nell’edizione del 2017 partecipò anche il quarantaquatresimo presidente degli Stati Uniti (allora ex), Barack Obama, già puntando l’indice sui temi della sostenibilità e della lotta contro gli sprechi.

Articolo realizzato in esclusiva da Il Sole24Ore Radiocor per TuttoFOOD

 

Il comparto rappresenta il 25% del pil italiano

 

Il settore agroalimentare rappresenta il 25% circa del prodotto interno lordo italiano. Nei primi sette mesi del 2021 il suo export è cresciuto del 10% a 18 miliardi di euro, portando l'Italia  in tredicesima posizione nel mondo, secondo quanto indicato di recente dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Tra l’altro il comparto ha fatto fronte alla pandemia, vantando un aumento delle esportazioni. Numeri alla mano, secondo le elaborazioni di Coldiretti su dati Istat, nel 2020, anno in cui le spedizioni italiane all’estero sono crollate del 10,8%, le esportazioni del comparto agroalimentare sono state le uniche a salire, esattamente dell’1,4%. In particolare cibi e bevande italiane hanno fatto segnare il record nelle tavole di tutto il mondo. Secondo il centro studi e ricerche di Intesa Sanpaolo sono andati particolarmente bene i distretti agricoli. Il comparto dei vini, poi, ha superato i livelli del 2019, nonostante abbia vissuto un 2020 da dimenticare e nonostante il confronto dei primi tre mesi 2021 sia ingeneroso (i primi tre mesi del 2020 erano andati bene). Unicredit e Nomisma hanno creato un indice in base al quale il vino risulta al primo posto per strategicità della filiera per il sistema agroalimentare italiano e il suo posizionamento competitivo con un valore 68, superando di gran lunga la filiera lattiero-casearia (seconda con 56), quella della pasta (54) e dell’ortofrutta (51). A livello europeo, l’Italia con i suoi vini è meglio posizionata della Spagna (48), ma è dietro la Francia (76).

 

 

Prospettive rosee, ma con alcuni nodi da sciogliere

 

Le prospettive del comparto agroalimentare sono positive, anche grazie al beneficio che il settore dovrebbe trarre dal Recovery Plan, occasione unica anche per superare i ritardi accumulati e aumentare la competitività delle imprese italiane. In più la ripresa mondiale fa ovviamente ben sperare. D’altra parte ci sono dei rebus ancora da sciogliere, come quelli provocati dalla Brexit, che potrebbero rappresentare almeno nel medio termine un rischio per l’export italiano. Coldiretti ha di recente lanciato l’allarme: la carenza di autotrasportatori Oltremanica mette in pericolo 3,6 miliardi di valore annuale di export agroalimentare in Gran Bretagna che nel 2021, per la prima volta da almeno un decennio, risultano in calo (-2%). La Gran Bretagna è il nostro quarto partner commerciale per cibo e bevande dopo Germania, Francia e Stati Uniti. Il prodotto più venduto è il vino, con il prosecco in testa, seguito dai derivati del pomodoro. Ma i prodotti “super-gettonati” non mancano: dalla pasta, ai formaggi, dai salumi all’olio d’oliva, passando per il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano.

 

 

Il settore è ben posizionato anche in Europa

 

Il settore agroalimentare è ben posizionato anche in Europa e per altro ha dimostrato di sapere tenere testa alla crisi provocata dalla pandemia. La Commissione europea ha di recente annunciato che nel 2020 il commercio agroalimentare dell’Unione europea ha raggiunto un totale di 306 miliardi di euro, dei quali 184 miliardi di esportazioni e 122 miliardi di importazioni. Rispetto al 2019, sono aumentate sia le esportazioni, sia le importazioni rispettivamente dell’1,4% e dello 0,5%. L’anno scorso l’Unione europea ha esportato un’ampia gamma di prodotti sia di base, sia dell’industria alimentare di alta lavorazione. Quanto alle importazioni, sono dominate dagli alimenti e mangini agricoli di base, che rappresentano il 75% del totale.  A livello geografico Cina, Svizzera, Medio Oriente e Nord Africa sono state le principali destinazioni di crescita delle esportazioni agroalimentari europee. Le vendite sono invece calate verso gli Stati Uniti, la Turchia, Singapore e Giappone. Quanto alle importazioni, sono aumentate di misura quelle provenienti dal Canada, mentre sono calate in valore quelle del Regno Unito, dell’Ucraina e degli States. Comunque nel 2020 il Regno Unito è risultato il partner più importante dell’Unione europea con una quota complessiva del 23% delle esportazioni dell’Unione europea e del 13% delle importazioni.

 

Le testimonianze delle imprese

Le imprese italiane del comparto hanno affrontato con coraggio il periodo della pandemia e si stanno riorganizzando in vista del New Normal. Ad esempio il Gruppo Fratelli Beretta (https://www.fratelliberetta.com/), gruppo di salumeria, nel 2020 ha generato andamenti significativamente differenti a seconda della tipologia di prodotti. «Se per i piatti pronti freschi abbiamo vissuto un periodo particolarmente complesso, così come i salumi interi venduti al banco assistito – ha spiegato il responsabile marketing, Enrico Farina - il segmento dei salumi confezionati ha registrato ottime performances, per cui il saldo complessivo non ha registrato trend negativi. Nel 2021 stiamo assistendo ad un progressivo riequilibrio tra le differenti merceologie che compongono il nostro portafoglio prodotti». La società si attende a questo punto di assistere ad un fenomeno di “normalizzazione dei consumi”, influenzato però da una forte tensione su prezzi e promozioni generata dalle preoccupazioni per rincari di energia e materie prime. «In questo momento – ha spiegato ancora il manager - stiamo assistendo al recupero dei volumi nei mercati che hanno sofferto per il lockdown ed un piccolo rimbalzo negativo per i segmenti che avevano viceversa accelerato». Tra l’altro mentre la pandemia sembra allentare la morsa, Fratelli Beretta torna a concentrarsi sui temi legati al futuro e all’innovazione. «Il gruppo già da prima della pandemia si stava muovendo concretamente su temi legati alla sostenibilità quali l’antibiotico resistenza e la riduzione della plastica per i propri packaging. Purtroppo il 2020 ha rappresentato un momento di rallentamento rispetto ai processi in corso che però ora stanno riprendendo», ha detto Farina, asserendo ancora che «altro discorso vale per la digitalizzazione, che gioco forza ha rappresentato un nodo fondamentale in termini di processi di comunicazione sia interni all’azienda che verso il partners commerciali. Non va poi dimenticato l’impatto imponente che il digitale ha portato sui comportamenti di acquisto. Non è un caso che gli acquisti on line di Food and Beverage abbiano visto raddoppiare la propria incidenza nel corso degli ultimi dodici mesi». L’azienda parteciperà a TuttoFood, che considera «un’occasione fondamentale per riallacciare quel rapporto diretto e materiale tra gli stakeholders che è mancato negli ultimi diciotto mesi. Gli strumenti digitali hanno surrogato questo elemento, ma in un ambiente come quello commerciale, dove la relazione ricopre un ruolo basilare, il contatto fisico continua ad essere un acceleratore formidabile», ha concluso il direttore marketing.

 

 Con tutta la prudenza del caso, guarda con fiducia al futuro anche Surgital, l’azienda di pasta fresca, piatti pronti e sughi tutti surgelati e dedicati alla ristorazione, al catering e al canale bar. «Difficile fare previsioni concrete. Il 2020 ci ha insegnato quanto queste possano essere del tutto aleatorie. Abbiamo però delle ragionevoli aspettative, a partire dalla ripresa dei contatti con il canale distributivo», ha commentato il marketing manager, Andrea Bino. «Il periodo di “vuoto” lasciato dalle fiere si è fatto sentire in maniera pesante e ora è importante che questa strada riprenda: sono infatti occasioni per consolidare o stabilire relazioni che sono il cuore strategico dell’attività commerciale. Bene che stiano riprendendo e che il mercato risponda», ha inoltre aggiunto, ricordando che la società sarà presente a TuttoFood. «Confidiamo che possa essere una vetrina e un’agorà importante per permetterci di trasmettere, specie agli interlocutori del settore Ho.Re.Ca., il messaggio su cui siamo focalizzati e che punta alla valorizzazione del prodotto surgelato e in particolare della pasta fresca». L’azienda punta anche sui mercati internazionali che al momento rimangono ancora altamente penalizzati. «È importante che si torni a viaggiare per lavoro e per turismo», ha detto ancora Bino. Grazie al picco di vendite di agosto, la società si è riportata sui livelli del 2019. «Naturalmente questo dipende dalla ripresa del settore ristorazione che, dopo aver subito la ben nota battuta d’arresto nel 2020, negli ultimi mesi ha avuto un rilancio importante, complici la bella stagione, una parziale ripresa del turismo e l’effetto “entusiasmo” per la possibilità di tornare a una vita sociale, seppur con nuove regole e limitazioni. Noi, che abbiamo il nostro core business nel food service, ovviamente abbiamo beneficiato di questa ondata positiva che eravamo pronti ad accogliere e sfruttare». Ad ogni modo Surgital, anche nei mesi più difficili, ha cercato di essere vicina ai propri clienti offrendo consulenza e aggiornamenti, aprendosi al confronto e accogliendo gli spunti sulle nuove necessità ed urgenze che la situazione, completamente imprevista, ha evidenziato. «Questo ci ha permesso di essere al loro fianco anche nel momento della ripresa dell’attività, come partner affidabili e in grado di offrire soluzioni concrete», ha sottolineato Bino. La pandemia ha cambiato le abitudini dei consumatori, ma ha portato anche qualche beneficio a Surgital. «Il trend più significativo, per quanto ci riguarda, è il cambiamento nella percezione del surgelato. L’attenzione alla salute, che mai come negli ultimi mesi ha caratterizzato le scelte dei consumatori, ha messo una nuova luce sulla surgelazione industriale come tecnica di conservazione sicura e genuina: permette infatti di non utilizzare conservanti nei prodotti», ha sottolineato il manager della società. In tempo di pandemia Surgital ha anche messo a terra buona parte del nostro progetto in ottica 4.0 iniziato nel 2018 e che al livello attuale consente alla società di ragionare sull’apertura di nuovi canali distributivi. «I progetti in cantiere sono molti e nei prossimi mesi alcuni di questi vedranno la luce», ha infine rivelato Bino.